Prevenire e dirimere i conflitti di vicinato, promuovere il rispetto delle regole per una buona convivenza, migliorare l’interazione tra persone tra loro anche molto diverse in contesti spesso complessi. Gli anni Duemila hanno visto le aziende di edilizia residenziale pubblica italiane cogliere una nuova importante sfida, dettata dagli avvenuti mutamenti sociali e culturali, con l’obiettivo di migliorare la qualità della condivisione tra gli inquilini delle case popolari. Sul campo i mediatori sociali, figure capaci di interpretare il disagio, le differenze, e di mettere in atto percorsi di conoscenza, di accompagnamento all’abitare e inclusione. Una nuova mission per le aziende pubbliche per la casa, sempre più in prima linea nell’erogazione dei servizi.
Protagonisti del Forum sono gli operatori della mediazione che lavorano negli enti casa italiani e tutti coloro che sono quotidianamente impegnati nei rapporti con gli utenti, nella costruzione di reti di relazione tra i soggetti operanti nella realtà sociale. Obiettivo finale dell’iniziativa è la stesura della “Carta della mediazione sociale abitativa”.
“Stiamo lavorando al cuore delle nostre criticità, per cambiare senso di marcia e risolverle – afferma Luca Talluri, presidente di Federcasa –. Si tratta di incidere nei meccanismi che regolano la coesione sociale perché è proprio da qui che passano sia la convivenza civile tra gli inquilini sia il rispetto delle regole per una buona gestione del condominio”.
I risultati dell’indagine Federcasa-Nomisma, diffusi nel gennaio scorso, evidenziano l’accresciuta fragilità dell’utenza degli alloggi popolari: il 44,4 per cento dei nuclei familiari ha un reddito inferiore ai 10 mila euro, il 14,2 per cento tra i 10 e i 15 mila euro. Il 37,9 per cento dei nuclei è composto da una sola persona, il 30,6 da due persone, solo il 23,7 per cento da tre o quattro persone. Crescono dunque i nuclei composti da un solo membro, per lo più single e vedovi, e l’età media degli occupanti delle abitazioni. Nel 17,9 per cento dei casi l’assegnatario ha un’età tra i 55 e i 65 anni, nel 19,6 per cento tra i 65 e i 75 anni, nel 28,3 per cento oltre i 75. L’88,3 per cento degli utenti è di nazionalità italiana, il 10,2 per cento extracomunitaria, l’1,5 per cento comunitaria, mentre il canone di locazione è inferiore ai 100 euro nel 55 per cento dei casi.
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